Tim Cook commenta lo scandalo di Cambridge Analytica

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Lo scandalo Cambridge Analytica è stato uno dei più importanti degli ultimi anni dal punto di vista della violazione della privacy degli utenti, che ha come protagonista il re dei social network Facebook. Della questione hanno già parlato praticamente tutti i giornali, e infatti ci sono degli approfondimenti molto interessanti in giro per la rete.

Poiché l’argomento non riguarda in modo specifico iPad abbiamo evitato di approfondire a nostra volta, ma riteniamo importante riportare il messaggio di Tim Cook relativo alla sicurezza dei dispositivi Apple, in merito alla questione, che ci riguarda più da vicino. Il CEO di Apple ha infatti rilasciato un commento relativo soprattutto alla necessità di un regolamento certo che riguarda i dati degli utenti, e che dal suo punto di vista non dovrebbe esistere la possibilità, per qualunque azienda, di poter avere libero accesso ai dati dei singoli utenti.

Apple è, come tutte le altre aziende, a conoscenza del fatto che le informazioni che si trovano su iPhone e iPad sono a disposizione delle altre aziende, che semplicemente possono accedere ad alcune parti di iOS; lo fanno, tuttavia, per esplicito consenso dell’utente, e infatti al momento per ogni app installata il consenso non è mai automatico, ma sempre subordinato ad un’azione attiva da parte nostra. E’ vero, da un lato, che alcune app non potrebbero funzionare se non diamo gli accessi ai nostri dati, però è vero anche che ognuno, personalmente, può rifiutare di fornire l’accesso ad alcune parti per le applicazioni, tutelando così la propria privacy.

Lato Apple, Tim Cook ha dichiarato di non raccogliere i dati degli utenti, cosa tra l’altro già dichiarata più volte in passato. E ha spiegato anche il motivo di questo comportamento rispettoso: i prodotti Apple si pagano, e sono anche piuttosto costosi, per cui sono gli iPhone e gli iPad a costituire il guadagno di Apple. Un servizio gratuito, come Facebook, deve invece necessariamente guadagnare da un’altra parte, e il prezzo per l’utente per usare il servizio non è di natura economica, bensì di natura personale: non da soldi, ma dati. Questo perché tali modelli hanno necessità di vendere informazioni per sostentarsi, a differenza di quanto succede con Apple, che offre prodotti.

Questa regola, purtroppo, è imprescindibile e dipende direttamente dal modello di business aziendale, che per Facebook è quello che è; per smettere quindi di “pagare”, paradossalmente l’unica soluzione è quella di smettere di usare il servizio.

Voi che cosa ne pensate?

 

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