Neuroscienze e l’amnesia infantile: ecco perché non riusciamo ad avere memoria dei nostri ricordi da bambini | La risposta vi sconvolgerà

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Perché è difficile ricordarsi dell’infanzia – www.iPaddisti.it

I ricordi della propria infanzia spesso possono portare con sé attimi di malinconia, gioia o anche dolore, a seconda del vissuto di ogni persona.

Ciò che però accomuna tutti riguarda l’età fino alla quale si riesce a ricordare, quasi nessuno infatti ha la possibilità di richiamare alla mente i ricordi di quando aveva 1, 2 o anche 3 anni, questo periodo di sviluppo viene generalmente raccontato da foto e video.

Questo vuoto inspiegabile è arrivato al centro dell’interesse dei ricercatori, i quali hanno provato a dare una risposta che possa chiarire una volta per tutte come mai le persone difficilmente riescono a rivivere i primi anni di vita.

Secondo Patricia Bauer, professoressa di psicologia all’Università di Emory, una delle motivazioni potrebbe riguardare lo scarso sviluppo del cervello dopo la nascita, il quale migliora la sua struttura solamente intorno ai 3-4 anni di vita.

Per spiegare l’abilità del cervello di creare un ricordo infatti ha spiegato che: “Se pensi alla tua corteccia come a un aiuola, ci sono fiori sparsi su tutta la parte superiore della testa. L’ippocampo, sistemato molto ordinatamente nel mezzo del tuo cervello, è responsabile di riunirli tutti e legarli in un bouquet, che rappresenta il ricordo”.

Perché nessuno si ricorda dei primi anni di vita

Il parere di Nora Newcombe, professoressa di psicologia all’Università di Temple, a Filadelfia, ha un parere simile, tuttavia crede che lo scopo principale del cervello dopo la nascita sia quello di acquisire conoscente semantiche che permettano al bambino di crescere e conoscere il mondo intorno a sé.

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Ricordi di un neonato che gioca con il padre – www.iPaddisti.it

Di tutt’altro parere è invece la teoria pubblicata sulla rivista Science Advances, nel quale è stato riportato come i ricordi di quella fascia d’età siano in realtà ben presenti, il problema è che sembra essere particolarmente difficile recuperarli da adulti. Alcuni test condotti sui topi di laboratorio hanno infatti evidenziato come tramite delle stimolazioni neurali si riesca a ritrovare un ricordo rilevante anche nei primi periodi dopo la nascita.

Tali scoperte suggeriscono come l’attivazione immunitaria durante la gravidanza, inoltre, riescano a portare a uno stato cerebrale alterato che modifica gli “interruttori dimenticanti”. Sempre nella ricerca è stato anche spiegato che questi interruttori sono parzialmente modificati nelle persone che soffrono del disturbo dello spettro autistico, infatti gli animali di laboratorio con questa condizione erano maggiormente in grado di ricordare i loro primi giorni da cuccioli.