Peter Oppenheimer, CFO della Apple, entra in Goldman Sachs

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Peter Oppenheimer, direttore finanziario della Apple, è entrato a far parte anche del consiglio di amministrazione di una delle più famose banche d’affari, la Goldman Sachs. La conferma arriva direttamente dal sito ufficiale della banca, che annuncia l’ingresso di Oppenheimer proprio in questo mese, marzo, con il ruolo di membro ufficiale: un nuovo titolo di grande spessore e di vanto per quanto riguarda l’azienda di Cupertino, che vede i propri massimi dirigenti entrare a far parte di circuiti aulici e fondamentali per la crescita del Paese a livello globale.

Oppenheimer, come dicevamo, è già direttore finanziario della Apple e dal 1996, quindi da circa 20 anni, dirige la maggior parte delle operazioni su larga scala dell’azienda della Mela, direttamente da Cupertino: il suo incarico all’interno della Goldman Sachs ha una grande valenza e un importante rimbombo mediatico perché all’interno del consiglio del quale ora è membro ci sono appena altre 12 persone. Una realtà ristretta, ove vengono ammesse esclusivamente alcune persone. Inoltre la compatibilità tra i due ruoli, permetterà a Oppenheimer di continuare a rivestire il suo ruolo di CFO all’interno della Apple, pur accettando di buon grado la chiamata della Goldman.

Importante anche la dichiarazione di Lloyd Bankfein, presidente e amministratore delegato del gruppo: «Peter viene da 25 anni di grande esperienza in diversi settori strategici e potrà aggiungere un punto di vista prezioso per il nostro Consiglio di Amministrazione. Apprezziamo moltissimo la sua disponibilità a entrare a far parte del nostro consiglio e siamo pronti a beneficiare di tutti i suoi aiuti». Oppenheimer, tra l’altro, non è il primo dirigente, e non sarà l’ultimo, della Apple che si occupa di due differenti realtà industriali: Eddy Cue, infatti, da tempo è anche nel consiglio di amministrazione della Ferrari, senza dimenticare che Tim Cook è anche in stretti rapporti con l’azienda Nike. Ai tempi di Steve Jobs si indicò come nocivo per la Apple che i dirigenti di spessore firmassero per più aziende.

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