L’anti tracciamento di Safari su iOS 11 crea seri problemi alle industrie pubblicitarie

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L’iPad e l’iPhone sono alcuni tra i dispositivi più utilizzati da chi naviga online, per utilizzare tantissimi tipi di contenuti. Quando si naviga online, è normalissimo vedere la pubblicità, che permette ai diversi siti, come il nostro, di finanziarsi pur proponendo contenuti completamente gratuiti agli utenti.

Dal punto di vista della pubblicità, però, qualcosa sta cambiando da qualche anno relativamente ad Apple, che diventa più restrittiva rispetto al passato, per migliorare l’esperienza degli utenti. Qualche anno fa, infatti, era stato introdotta su Safari la possibilità di aggiungere gli AdBlock, che permettono di bloccare del tutto la pubblicità; con iOS 11, quindi 3-4 mesi fa, è stato fatto invece qualcosa di diverso.

E’ stato infatti introdotto l’Intelligent Tracking Prevention, un sistema che permette di prevenire il tracciamento delle nostre navigazioni.

In parole povere: avete presente quando visitate un sito (ad esempio, un sito di vini) e su tutti i siti iniziano poi a comparire pubblicità delle bottiglie di vino? Questo succede perché i sistemi pubblicitari sanno che cosa avete visitato, e continuano quindi a proporre pubblicità mirate per i vostri gusti, inducendovi a comprare.

Il nuovo sistema Apple non blocca le pubblicità in sé, ma questo sistema, per cui quando si naviga con iOS 11 si vedono pubblicità scollegate tra loro, che stanno facendo perdere milioni di dollari di guadagni per la pubblicità alle aziende che se ne occupano.

Questo non rappresenta, di per sé, un problema né per Apple (che, anzi, promuove un sistema più sicuro), né per i siti web (che continuano comunque a mostrare pubblicità), né per gli utenti (che beneficiano del fatto di non essere seguiti), ma rappresenta un problema proprio per le aziende della pubblicità, che non possono più invadere la privacy degli utenti.

Tra l’altro, il sistema non si limita ad Apple, perché anche Google, nei suoi browser molto diffusi, cerca di impedire questi sistemi troppo invasivi, e questo renderà necessario in futuro alle aziende cambiare le proprie strategie pubblicitarie.

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