Perché Apple Pay non è ancora arrivato in Italia?

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Se andiamo in un qualsiasi supermercato, quantomeno un una catena diffusa in tutta Italia, noteremo che nel POS che usiamo per pagare con il bancomat c’è il simbolo del wireless. È il supporto ai pagamenti NFC, quelli che Apple ha reso possibili utilizzando Apple Pay. In America, almeno.

Si, perché nonostante si parli da diversi anni di questo servizio, nel nostro paese (in cui peraltro già funziona, come spiegai quasi un anno fa) non è ancora arrivato: il problema sembrerebbe non essere Apple, quanto le banche, e lo sappiamo a causa di una situazione simile che si nota in questi giorni in Australia.

Qui, infatti, Apple Pay è arrivato ufficialmente ma sono pochissime le banche che lo supportano, e sono comunque piccole banche che vogliono attirare clienti, e lo fanno perché secondo Apple molti utenti cambierebbero banca per poter usare Apple Pay (curiosità mia, voi lo fareste? Me lo scrivete nei commenti? Io probabilmente no).

Il problema è che Apple prende per ogni transazione ben il 2% di ogni commissione, il che significa che per 100 euro spesi, 2 vanno ad Apple. Due euro che devono pagare le banche, perché per il cliente finale, all’atto del pagamento, il prezzo pagando in contanti o pagando con Apple Pay deve rimanere lo stesso: è una percentuale troppo alta perché la maggior parte delle banche accetti una cosa del genere.

Probabilmente, da questo punto di vista Apple sta trovando tutte le porte chiuse, nel nostro paese, complice anche la crisi bancaria in atto in questi mesi (anni): potrebbe essere questo, quindi, il motivo per cui questo servizio non arriva in Italia.

Una soluzione alternativa, che Apple non accetterà mai (per ovvi motivi) sarebbe quella di aprire il suo sistema NFC ai pagamenti con altre banche, con altri servizi che sfruttano appunto iPhone come mezzo: ma sarà molto difficile che possa succedere una cosa del genere, per cui meglio non sperarci troppo…

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